I beni naturali come gli organismi viventi, l’aria, l’acqua, il suolo e le risorse geologiche contribuiscono a fornire beni e servizi all’uomo e sono necessari per la sopravvivenza dell’ambiente in cui coesistono.

Il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato uno studio che indaga sul legame che intercorre tra lo stato degli ecosistemi, il benessere sociale e le prospettive economiche, definendo così il Capitale Naturale.

L’analisi effettuata dal Ministero, ha inquadrato cinque ecoregioni terrestri (alpina, padana, appenninica, mediterranea tirrenica e mediterranea adriatica) e tre ecoregioni marine del Mediterraneo che interessano l’Italia (il mare Adriatico, il mar Ionio e il Mediterraneo occidentale).

Il dato interessante che è emerso dallo studio, evidenzia che l’Italia è tra i Paesi più ricchi di biodiversità terrestre e marina, con 6.700 specie floreali e oltre 58.000 faunistiche. Al contempo però la biodiversità è minacciata da molti fattori di origine antropica, come i cambiamenti climatici, l’inquinamento, i rifiuti, il consumo di suolo e l’abusivismo edilizio, lo spreco d’acqua. In termini numerici, 19 sono gli ecosistemi considerati ad alto stato di conservazione, 18 a medio e 36 a basso stato: tra questi ultimi, che riguardano il 14% della superficie nazionale, gli ecosistemi a struttura forestale della Pianura Padana, quelli delle fasce costiere e sub costiere, gli ecosistemi legati agli ambienti d’acqua dolce e quelli forestali in territorio di pianura e collinare.

Il Rapporto sullo stato del Capitale Naturale in Italia è finalizzato a fornire un primo quadro sulle metodologie di stima ed attribuzione di un valore monetario al Capitale Naturale. Inoltre, il riferimento a diversi casi studio favorisce la possibilità di avere una visione sull’importanza che il Capitale Naturale può avere in termini economici e di benessere per l’uomo.

Il Comitato che ha redatto il Rapporto ha indicato una serie di raccomandazioni e di obiettivi da raggiungere nel breve e medio periodo: adottare un piano d’azione per il Capitale Naturale, renderlo centrale per la predisposizione delle misure del DEF (Documento di Economia e Finanza) e del PNR (Piano Nazionale di Riforma), in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e della Strategia di Sviluppo Sostenibile, integrarlo nella contabilità pubblica e nella contabilità privata, rafforzare il sistema delle aree protette di terra e mare, attuare le disposizioni riguardanti i cosiddetti “appalti verdi”, includendo nelle valutazioni i costi per la collettività derivanti dal consumo di risorse naturali e dall’inquinamento.

Il sistema di GENEA è incentrato sostanzialmente su un know how che viene da lontano. Il capostipite ha iniziato ad operare nel campo dell’edilizia nei primi anni del secolo scorso. Una delle aziende socie del CONSORZIO GENEA, è stata fondata nel 1951 dal figlio e, da allora si è mantenuta al passo con i tempi, coadiuvata a sua volta, dai suoi due figli, anch’essi affascinati dal settore edile e dalla tradizione che sentivano e sentono di dover continuare ad affermare, con professionalità ed innovazione.